venerdì 2 ottobre 2009


Teseo e il MinotauroAi suoi tempi viveva il crudele re di Tebe, Minosse, che con la sua flotta aveva assediato Atene, già afflitta da peste e carestia. E agli assediati il cattivo di turno impose un atroce tributo: ogni anno e per nove anni, gli ateniesi dovevano fornire sette ragazzi e sette ragazze da dare in pasto ad un essere famelico che passava i suoi giorni in quel di Creta, il Minotauro.Questo mostro vorace aveva la forma di un uomo con la testa di un toro, e viveva nel Labirinto , una intricata costruzione fatta di corridoi e sotterranei, antri e cunicoli. Roba da film dell’orrore.Ma niente paura: santi, taumaturghi ed eroi sono sempre a disposizione nelle speranze di chi li invoca e ne chiede l’aiuto. E il nostro Teseo, che si era abituato al personaggio di “gendarme del mondo” (avrà poi autorevoli imitatori in ogni epoca della storia umana), un giorno deliberò di porre fine con le armi alla cruenta taglia imposta da Minosse agli ateniesi. Detto fatto, parte alla volta di Creta con quella che sarebbe stata l’ultima infornata di giovani destinati alle fauci del mostro. Lì, nel frattempo, riesce a far invaghire di sé la bella Arianna, la figlia del re dell’isola, e, con l’aiuto di lei e munito di una potente mazza, penetra con le piangenti vittime nel dèdalo tenebroso (il Labirinto era chiamato così perché costruito, appunto, da Dèdalo).Teseo affronta dunque il Minotauro e ingaggia con lui un corpo a corpo furioso, ma alla fine gli assesta sulla bestiale testa una mazzata che lo fa stramazzare a terra, morto sul colpo.La vittoria era completa, l’incubo dei sacrifici umani imposti dal crudele Minosse finalmente svanito. Ora però si trattava di tornare indietro, di uscire dal labirinto. Avete mai provato a perdervi in un “dedalo” di viuzze e a non sapervi orientare per venirne fuori? O si fa come Pollicino che, nella famosa fiaba di Perrault, segna i suoi passi con delle bricioline di pane per poter poi ritrovare la strada, o ci si affida… al filo di Arianna. L’innamorata fanciulla sapeva il fatto suo e, per aiutare il suo eroe, gli aveva fornito una grossa matassa di filo che, via via dipanata lungo il cammino, servì poi a Teseo per ripercorrere il tortuoso cammino, fino al ritorno verso la salvezza. Il “filo di Arianna”, appunto.Un epilogo che potrebbe far dire… “e vissero felici e contenti”. Ma purtroppo non è così, e la storia non ha un lieto fine. Gli eroi, dovete sapere (sia quelli dei miti greci, sia i nostri rambo), saranno anche simpatici e coi muscoli ripieni di nerboruta vivacità, ma a volte sono anche un po’ squinternati.E durante il festoso viaggio di ritorno verso Atene a fianco della sua amata e con l’ultimo carico di vittime scampate, il nostro Teseo si ferma in un’isola sperduta dove Arianna voleva sostare per riposarsi; adagia la fanciulla in un prato fiorito in mezzo alle fresche frasche, e fa ritorno alla nave ancorata al largo. Qui - vedi la scarogna - si leva un furioso uragano che trascina via, fra gli insidiosi flutti, la nave, lui e tutto il suo carico di giovani rifugiati. Ha un bel pari, la povera Arianna, a gemere e piangere guardando il naviglio che si allontana: Teseo, passato il fortunale, si dimentica persino di averla conosciuta. Quando si dice… sedotta e abbandonata… (anche se poi l’inconsolabile ragazza ebbe modo di rifarsi una vita con quell’ubriacone di Bacco).Fa quindi vela, il nostro eroe, verso Atene per riportare i giovanetti salvati e dare al padre la notizia dello scampato pericolo e della vittoria. Ma siccome è sempre più sballato, si dimentica di un particolare molto importante: invece di issare una vela bianca, che per chi lo attendeva sarebbe stato il segnale dell’esito felice della sua spedizione, tiene issata la vela nera, segno nefasto che anche lui era stato divorato dal Minotauro.E il dramma si conclude: il vecchio padre Egeo, credendolo morto, cede all’eccesso di dolore e, in gesto disperato, si precipita dalle rocce nel sottostante mare. Il mare che da allora prese il nome da lui: il Mar Egeo, appunto.http://www.alalba.it/Mitologia-Teseo-Minotauro.htm

1 commento:

  1. Quando leggo di un mito, non so perchè, ma mi chiedo sempre quale era òa cpndizione meteorologica, la stagione, l'ora nelle quali si svolgeva l'episodio; è una specie di chiodo fisso che mi trascino dall'infanzia...

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